I risultati sorprendenti del primo turno di elezioni amministrative di Torino del 3 e 4 ottobre 2021 e alcune proposte per raggiungere obiettivi più desiderabili al secondo turno 

Il calo dell’affluenza, l’affermazione di Paolo Damilano, le sfide del ballottaggio ed il ruolo fondamentale degli astenuti 

Di Marko Rus

Il calo dell’affluenza

La serie storica recente dell’affluenza alle elezioni amministrative a Torino è sorprendente: 2011: 66%, 2016: 57%, 2021: 48%. Le spiegazioni sono naturalmente diverse per ogni anno, ma nel complesso indicano la perdita di fiducia della popolazione nella classe politica torinese. Mentre nel tempo il PD rimane il primo partito di Torino, anche se ogni votazione scende la sua quota dei voti, la nascita del M5S cambia la composizione delle sinistre. Nel 2021 le assenze toccano il 60% nei quartieri Nord della città: Barriera di Milano, Falchera, Le Vallette, Madonna di Campagna, Borgo Vittoria. Il partito che ha perso il maggior numero dei voti è il M5s, a causa della criticata gestione Appendino, in maggioranza affluiti sul PD, ma possono essere finiti anche negli assenti. 

Commentatori indicano anche astensioni nelle destre attribuite alle criticate posizioni di Salvini sul “green pass”, ecc. 

Le astensioni del 52% in 2021 sono un primato per Torino, come lo sono le schede bianche e nulle che arrivano al 2,86%. In totale quasi il 53%! Auguri Torino.

L’affermazione di Paolo Damilano, un imprenditore al servizio del bene comune

Il candidato sindaco Paolo Damilano, la cui lista civica ha raccolto l’11.86% dei voti, è un padre di famiglia ed un imprenditore di successo. Ha presentato una lista di candidati credibili ed un programma di azione (di 38 pagine) che mette al centro: il lavoro, l’innovazione, la sicurezza ed il cambiamento. Egli è la vera sorpresa nel panorama delle elezioni torinesi, sia perché un imprenditore, non un politico di carriera, sia perché si presenta con la sua lista civica in una coalizione di centro destra.

Ho sempre pensato alla differenza tra un imprenditore che diventa un uomo politico e amministratore del bene comune e un membro di partito che fa la sua carriera all’interno del partito e poi in posizione di deputato o consigliere comunale. Il politico conosce il programma, le direttive e norme di partito e poi apprende nel corso della sua carriera norme amministrative e contabili e le scelte politiche riguardanti le entrate, le uscite e gli investimenti. L’imprenditore ha anzitutto una visione strategica dell’ente, cioè gli obiettivi di servizio che deve raggiungere per il bene della comunità, le sue priorità ed esigenze, ne determina i costi e decide circa le entrate dell’ente, le imposte, le tasse e i tributi. E poi decide le fonti di finanziamento, specialmente i debiti a lungo termine per finanziare gli investimenti in beni e infrastrutture. 

Infine, un imprenditore conosce a fondo i criteri per la valutazione dei servizi e degli investimenti: efficacità: cioè la capacità di raggiungere i livelli prefissati di servizio o la qualità dei beni; l’efficienza, cioè i sistemi di produzione di beni e servizi che raggiungono gli obiettivi di efficacità con il minor impegno di tempo e di denaro; e l’economicità che assicura la miglior combinazione di efficacia e di efficienza. 

Cioè, in termini semplici deve imparare a gestire la politica del comune. Ma questa politica deve essere in primo luogo la gestione strategica dell’ente, dei suoi obiettivi e delle sue entrate ed uscite. E solo in secondo luogo la gestione dei rapporti politici all’interno del partito, della maggioranza e con l’opposizione. Tutte cose di cui un imprenditore ha molta esperienza dalla sua gestione con membri del consiglio di amministrazione, dei dirigenti delle vendite, della produzione e degli acquisti, nonché nelle negoziazioni con clienti, fornitori e banche. Per non parlare della padronanza strategicamente determinante da parte dell’imprenditore delle tecnologie e sistemi informatici, nonché della motivazione, formazione e istruzione dei dipendenti.

In altri termini, spesso un politico persegue politiche di assunzione di personale, di investimenti in  beni e servizi che procurino, direttamente o indirettamente, maggior voti al suo partito, mentre un imprenditore ha maggiore propensità di servire il bene comune, cioè il bene  di tutti e di ciascuno.

 Il programma del Popolo della Famiglia che fa parte della coalizione di centrodestra, e di cui sono candidato per il consiglio comunale e nel 2’19 candidato alle elezioni europee, ha le seguenti cinque priorità: 

  1. Più figli, mene tasse
  2. Più lavoro per tutti
  3. Liberi di educare
  4. Solidarietà per tutti
  5. Città attraente e sicura.

Siamo convinti che se Paolo Damilano sarà eletto sindaco di Torino questi obiettivi saranno attuati dalla sua amministrazione.

La vera incognita sono gli assenti, gli astenuti, le schede bianche

Le posizioni degli elettori possono ancora cambiare prima del ballottaggio. Penso in particolare ai cattolici che possono aver votato per tradizione partiti di sinistra, e che che potrebbero ora avere ripensamenti di fondo sulle politiche sociali di questi partiti, sia a riguardo della famiglia e della natalità, e delle imprese famigliari, sia a riguardo della cura e protezione dei più poveri, anziani, malati, disabili e soli. Cioè anche le loro posizioni sull’eutanasia e il suicidio assistito. Un’altra particolarità di Torino è il fatto che il più grande partito da sinistra, prende una percentuale altissima di voti nei quartieri più ricchi, ovviamente perché le politiche sociali del partito a loro favore li soddisfano…

Per il ballottaggio la vera incognita sono gli astenuti. Come ho scritto sopra nel 2021 una percentuale da primato nella città tutta, ma in particolare nei quartieri più poveri. Bisogna che questi cittadini si rendano conto che astenersi dal voto, vuol dire dare il voto al partito numericamente più forte di cui posso non condividere le politiche economiche, né le scelte sociali! Pensate a quello che fa il partito più grande per i più bisognosi, e i più poveri e per promuovere le nascite di cui Torino ha tanto bisogno.

Infine, all’obiezione “non vado a votare, perché non mi intendo di politica e non mi fido dei politici” rispondo in maniera assai semplice. Non vi fidate della propaganda in TV e altri mezzi di comunicazione di massa! Non ci vuole molto per apprendere e capire quali sono gli obiettivi e le proposte politiche per la vita, la natalità, la famiglia, le imprese famigliari, la libertà di espressione e di scelta educativa, la cura dei più deboli, ecc. 

Per raggiungere questi obiettivi prioritari i mezzi a nostra disposizione sono assai elementari: incontri interpersonali, incontri di gruppo in associazioni, telefonate, messaggi su Whatsapp e le reti sociali, quali facebook, tweeter, instagram, ecc. 

I mezzi di comunicazione di massa tutti, alcuni esplicitamente e altri un po’ meno, fanno propaganda per partiti di sinistra, contrari a scelte etiche di fondo di noi cattolici e di altre persone che credono in principi di sana antropologia e di giusta vita sociale!

Solo così la città di Torino potrà di nuovo sperare a raggiugere gli obiettivi di vita comune preconizzati dai nostri santi sociali!

Viva il passa parola, anche elettronico!

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