Una nuova amministrazione per una nuova realtà scolastica

A Torino, dopo i tagli alla scuola paritaria, urge restituire sostegno e fiducia al mondo della scuola ed alle famiglie.

Il quinquennio retto dal sindaco Appendino ha segnato un preciso progetto di svalutazione della scuola e, in particolare, di attacco alla scuola paritaria. Evidente a chiunque che le motivazioni sono di pura ideologia, volte a colpire, in particolare, le scuole cattoliche. Si tenga ben presente che senza le scuole paritarie, che sono scuole pubbliche, la scuola statale, pubblica a sua volta, non sarebbe in grado di fornire il servizio cui è tenuta. Se le scuole paritarie chiudessero, gli allievi dovrebbero essere necessariamente inseriti in strutture statali e comunali, sempre meno adeguate e spesso insufficienti.

Gli effetti di questa politica scolastica insensata si sono visti fin dall’aprile del 2017. Ne ha denunciati i primi danni la FISM–Torino, in rappresentanza di 57 scuole dell’infanzia paritarie associate, con 5.500 bambini e 560 dipendenti. Responsabile la nuova amministrazione, che stabiliva un’arbitraria riduzione di investimenti, in barba alle convenzioni precedentemente stipulate.

Alla generale situazione che, già gravosa, non rende merito, come già sottolineato, al ruolo indispensabile svolto dalle paritarie, non solo a Torino, ma in tutto il territorio nazionale, si sarebbe aggiunta poi la didattica a distanza imposta dalla complessa situazione sanitaria di cui ancora siamo vittime, in un clima sempre più, innegabilmente, pesante.

Eppure le soluzioni esistono ed il Popolo della Famiglia, con il sindaco Damilano, intende mettere a disposizione tutta la sua carica innovativa tenendo conto di istanze nuove.

Oltre a garantire un adeguato supporto economico a tutti gli Istituti paritari comunali che accolgono all’incirca 5.500 bambini (quasi un terzo del totale a livello cittadino) e danno impiego ad oltre 500 persone, per la quasi totalità laici, studierà soluzioni per favorire il sorgere di scuole parentali e paterne.

Si tratta di iniziative, tutelate dalla legge, che consistono nella possibilità che i genitori si assumano la responsabilità di strutturare un adeguato percorso scolastico, debitamente verificato alla fine dell’anno da commissioni statali. Il personale docente potrà essere costituito dai genitori come da persone da loro stessi individuate, con le necessarie competenze ed un preciso progetto educativo. Un numero di famiglie via via crescente, sempre più consapevoli e informate, intende infatti proteggersi dalle pressioni ideologiche imposte dal sistema e dal pensiero unico, che vorrebbero, ad esempio, inserire nei percorsi didattici della scuola pubblica, sia statale che paritaria, fin dalla fascia d’età 0-3 anni, la mentalità gender, vale a dire l’autodeterminazione sessuale, camuffata da corsi di affettività e di educazione sessuale.

Inoltre, non si può non tener conto di come sia sempre più diffusa nelle famiglie anche la determinazione a difendersi da una politica vaccinale prevaricante e non accettabilmente motivata.

Le iniziative parentali che verrebbero messe in atto sarebbero orientate proprio nell’osservanza di quanto la Costituzione prevede per la cura del bambino, a salvaguardia del primato educativo dei genitori, cui lo Stato deve dare supporto, non imporre coercizioni.

Queste nuove soluzioni potranno costituire opportunità lavorative, dando vita a piccole imprese famigliari. È opportuno inoltre contenere il rischio di improvvisazioni messe in atto da quanti vi ravvisassero solo un nuovo “affare” di tipo prevalentemente economico: si tratta in realtà di fornire supporto alle famiglie più disagiate e minacciate.

La situazione si evolve rapidamente, il PdF resta in ascolto delle reali esigenze e se ne fa carico.

Il 3 e 4 ottobre scegliete un futuro sano per i vostri bambini! Il voto al PdF potrà fare la differenza.

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