«È vera libertà di pensiero?»
La libertà di esprimere il proprio pensiero è fondamento della democrazia, ma in alcuni casi è un concetto un po’ rivisto e corretto ad uso e consumo proprio.
È da parecchio tempo, infatti, che un pensiero ideologico applica un metodo di ragionamento che, di fatto, pur non impedendo il diritto di parola a nessuno, sminuisce o peggio dileggia il pensiero contrario, e di fatto promuove il pensiero unico.
Questo concetto di liberta di espressione trova radici nei decenni passati, nel corso dei quali la cultura, nelle sue varie espressioni, è stata ad appannaggio di una sola parte.
Occorre anche dire, a onor del vero, che normalmente, quando si lascia uno spazio vuoto, questo viene riempito da qualcuno. Ed è quanto è successo, anche se non elimina le responsabilità politiche.
Sta di fatto che tutto si traduce in un concetto brutalmente chiaro: se non la pensi come me, nella migliore delle ipotesi sei un retrogrado, un conservatore nella peggiore accezione e, per non farci mancare nulla, un medioevale.
Su quest’ultimo insulto, vorrei timidamente comunicare ai detentori del sapere e della verità che nel Medio Evo, pur definito un periodo buio, ad esempio sono nati i Comuni, la stampa ad opera di Gutemberg, l’orologio meccanico, gli occhiali, solo per citarne alcuni.
Tornando al concetto di libertà di espressione, ricordo che non è sufficiente “tollerare” il diritto di pensiero e di parola, ma è fondamentale rispettare (e cercare di capire) le idee contrarie, senza erigersi a oracolo della verità.
Il dibattito degli ultimi giorni sul Ddl Zan dimostra, al contrario, che la difformità dal pensiero dominante provoca reazioni talvolta spropositate, tali da creare situazioni di intolleranza che possono travalicare il normale dibattito democratico.
In queste situazioni diventano fondamentali i leader, che hanno il delicato compito di promuovere le loro idee, ma nel contempo hanno il dovere di guidare le diverse fazioni in un dibattito democratico, che è il sale della democrazia, anziché in un eterno e sterile terreno di scontro ideologico.
Più spesso, invece, si assiste a uno scontro dei buoni contro i cattivi, degli illuminati contro i reazionari, ovviamente sbilanciato a favore della tesi predominante: una rissa verbale che produce il risultato, forse voluto, di non far capire nulla a chi ascolta.
Ma in fondo, forse, lo scopo non è quello di far capire, bensì di fare spettacolo, uno spettacolo decisamente triste, direi dannoso!
Antonio Panero – PdF-Cuneo