È sempre più condivisa, anche a livello di opinione comune, la consapevolezza che sia in gioco la libertà di espressione. Sappiamo bene come la libertà di esprimere il proprio pensiero sia fondamento della democrazia.

Tuttavia, ormai da  parecchio tempo un pensiero ideologico applica un metodo di ragionamento che, di fatto, pur non impedendo il diritto di parola a nessuno, sminuisce o peggio dileggia il pensiero contrario e, di fatto, promuove il pensiero unico.

Questo concetto di libertà di espressione trova radici nei decenni passati, nel corso dei quali la cultura, nelle sue varie espressioni, è stata appannaggio di una sola corrente di pensiero che ha finito per imporsi in tre settori chiave: il mondo della scuola, della comunicazione e della magistratura. Del resto, quando si lascia uno spazio vuoto, questo viene riempito da qualcuno.

 È un dato di fatto che tutto si traduce in un concetto brutalmente chiaro: se non la pensi come me, nella migliore delle ipotesi sei un retrogrado o un conservatore e , nella peggiore, tanto per non farci mancare nulla,  sei un “medioevale”.

A tal proposito è in aumento il numero di coloro che replicano affermandosi orgogliosi di tale retaggio: il Medioevo, pur definito da certa corrente di pensiero, “un periodo buio”, ha invece offerto grandi contributi all’umanità; ad esempio, in questi mille anni di storia sono nati i Comuni, la stampa ad opera di Gutemberg, l’orologio meccanico, le cattedrali e i monasteri romanici e gotici, il genio di Dante ispirato dal grande San Tommaso, la pittura di Giotto, il canto gregoriano, ecc. La straordinaria civiltà europea affonda le proprie radici nell’humus giudaico-cristiano e greco romano, ma è appunto questa civiltà europea che si tenta di distruggere….Non è sufficiente “tollerare” il diritto di pensiero e di parola, ma è fondamentale rispettare  le idee differenti dalle proprie, senza erigersi ad oracolo assoluto della verità.

 Il dibattito degli ultimi giorni sul DdL Zan dimostra, al contrario, che la difformità dal pensiero dominante provoca reazioni talvolta sproporzionate, tali da creare situazioni di intolleranza che possono travalicare il normale dibattito democratico. In queste situazioni diventano fondamentali i leaders, che hanno il delicato compito di promuovere le loro idee, ma nel contempo hanno anche il dovere di guidare le diverse fazioni in un dibattito autenticamente democratico, anziché creare  un eterno e sterile terreno di scontro ideologico.

Più spesso, invece, si assiste a uno scontro dei buoni contro i cattivi, degli illuminati contro i reazionari, ovviamente sbilanciato a favore della tesi predominante: una rissa verbale che produce il risultato, forse voluto, di non far capire nulla a chi ascolta.

Ma in fondo, forse, lo scopo non è quello di far capire, bensì di fare spettacolo, uno spettacolo decisamente triste, per non dire dannoso per la democrazia del nostro Paese.

Occorre tener presente che, se il DdL Zan dovesse passare, chi affermerà che un bambino ha diritto ad una mamma e ad un papà esprimendo il proprio dissenso rispetto ad una famiglia omogenitoriale potrà essere percepito e denunciato come istigatore all’odio omofobico.

Non saremo allora solo accusati di essere retrogradi medioevali, bensì denunciati, condannati ed incarcerati per un “reato di opinione”… 

Lucianella PrestaD

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