Ancora una volta Nostro Signore, Crocifisso e Risorto, ma prima di tutto Crocifisso, ha fatto parlare di sé.

Già l’O.d.g. della riunione del Consiglio della Regione Piemonte dell’8 ottobre u.s. prevedeva la presentazione di una mozione dal titolo: “Difesa, rispetto e salvaguardia dell’importanza del Crocifisso”. Primo firmatario il consigliere leghista Andrea Cane, sostenuto da tutta la maggioranza, Fratelli d’Italia e Forza Italia, oltre che da Silvio Magliano, esponente dei Moderati, e dunque consigliere di minoranza.

La presentazione non ha avuto luogo ed è stata rinviata per ben due volte. Finalmente il 19 novembre u.s. il consigliere Cane ha avuto la possibilità di dare il via ad una iniziativa che ha sollevato scalpore e che non si risolverà a breve, considerato che, a ridosso ormai della votazione, una consigliera di minoranza, adducendo motivi famigliari e il maltempo, ha chiesto e ottenuto di chiudere anticipatamente la riunione determinando così l’ennesimo rinvio.

Torniamo ai fatti: in sala consigliare si è creata immediatamente una situazione di tensione poiché la minoranza, formata da PD, 5 Stelle e LUV, definendosi sconcertata per la «situazione surreale» creata dalla “temeraria” richiesta di esposizione del crocifisso presentata in modo pacato, convinto e chiaro dal consigliere Cane, lo ha attaccato con livore via via crescente utilizzando toni sarcastici e irriverenti. 

Numerosi esponenti della minoranza sono intervenuti passando dalla citazione di affermazioni di noti gesuiti che esortano all’accoglienza incondizionata dei migranti, ma negano la dimensione identitaria del crocifisso, a quella di versetti delle sacre scritture. Quasi fossero argomentazioni convincenti, sono passati agli aneddoti personali, come è il caso del furente agnostico-ateo che racconta la propria vita per dimostrare che anche i suoi antenati avevano un oggetto di famiglia a forma di croce. 

Ma anche quello dell’esponente catto-comunista che dichiara di ricevere l’Eucaristia ogni mattina, ma di non voler esporre il crocifisso, evidentemente convinto che non si debba più dar credito a Matteo 28,13 «Andate e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo». Oppure quello ancora del noto ateo, apprezzato esponente nel campo dei trapianti, che, interpellando i suoi cattolicissimi collaboratori se sia il caso o meno di esporre il crocifisso in reparto, si sente rispondere che ciò lederebbe la dignità di coloro che hanno donato parte di sé pur non essendo cattolici.

La maggioranza, a fronte di tanta arroganza, si è trovata nella condizione di dover quasi chiedere scusa per aver “osato” tanto.

Cristina Zaccanti, una dei referenti regionali del PdF Piemonte, presente al dibattito, dichiara: «In quella sala si sono sentite affermazioni che sarebbe esatto definire blasfeme: gli appellativi più eloquenti, e apparentemente neutri, laici, secondo la moda del linguaggio corrente, riferiti al crocifisso, sono stati: «barriera architettonica…  soprammobile… meno utile di un orologio». Uno dei consiglieri di minoranza ha persino ammesso che la vista del crocifisso gli creerebbe disagio…».

«Il crocifisso è un segno di fede, non solo di cultura… e la fede si è persa davvero tanto» continua Zaccanti. «Si constata che consiglieri che si dichiarano cattolici si vergognano però del crocifisso. Bisognerebbe ricordare loro che, come si legge nel vangelo di Marco “Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui”…e che, secondo l’Apocalisse, i tiepidi saranno vomitati».

Nicola Di Matteo, coordinatore nazionale del PdF, aggiornato della situazione aggiunge: «Il PdF difende i principi non negoziabili e valorizza la nostra identità cristiana. Esporre il crocifisso nei luoghi pubblici è un segnale importante a servizio di una autentica integrazione: se l’Italia è un Paese accogliente lo deve proprio al suo essere profondamente cristiano e culla della cattolicità. Continueremo dunque ad appoggiare l’importante iniziativa promossa in Piemonte».

Insomma si è ascoltata la storia della vita di tanti, raccolta l’indignazione dei “sapienti”, assistito all’allontanamento forzato di una persona che, tra il pubblico, ha esternato il proprio scandalo di fronte dell’ennesimo rinvio… e il crocifisso non si sa ancora se lo esporranno o meno. Lo sappiamo: la Destra in Italia è, per definizione, cattiva e contro di essa le Sardine testimonieranno il loro sacro e coriaceo antifascismo; faranno altro rumore e la loro foto meriterà di essere ostentata e, chissà, magari esposta in Regione.

La Destra della Regione Piemonte ha avuto il merito di mettere il dito nella piaga dimostrando una signorilità antifascista degna della migliore Sinistra. Speriamo che quando il crocifisso verrà esposto (e ciò accadrà, se ne facciano una ragione anche i valdesi, a loro volta citati dai colti di Sinistra) i liberal intonino pure «Bella ciao…»… Sarà un modo per onorare i tanti partigiani cattolici che, in genere, vengono rimossi dalla memoria. Tra questi merita ricordare un piemontese, l’eporediese Gino Pistoni, che mentre moriva dissanguato tracciò con il suo sangue proprio il nome di Cristo Re, il nome di quel Cristo Crocifisso che ha vinto il mondo

Il Popolo della Famiglia-Piemonte

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