Quando la politica si misura con l’arte non accadono solo gli scempi ideologici, per citare un esempio recentissimo, come quello tentato dall’amministrazione di Barcellona a proposito della Sagrada Familia, ne accadono anche altri più sottili e prolungati nel tempo. Dipende ovviamente dal tipo di politica e dal modello di fruizione dell’arte che viene proposto.

Infatti se chi si fa promotore di diffusione del bello (e inevitabilmente del buono e del vero) è un intelligente imprenditore, figlio d’arte, antiquario ma anche mercante, allora la politica, quella vera, potrebbe davvero servire il bene della collettività. Ne ha fatto esperienza il nutrito gruppo di militanti e simpatizzanti del PdF, alcuni provenienti anche da altre località del Piemonte, che ormai fanno riferimento al nascente circolo di Agliè (quello che ha ospitato il nostro presidente il 29 settembre u.s.). Nella giornata del 21 ottobre infatti il dott. Marco Datrino, a Torre Canavese (dove egli vive e lavora), ha narrato con la concretezza e la spontaneità di un grande affabulatore la sua esperienza nell’arco di 35 anni (http://www.galleriadatrino.it/).

Promotore e organizzatore, sempre a Torre, in particolare dal 1990, di iniziative in campo internazionale con l’allora Unione Sovietica e successivamente con il Ministero della Cultura Russa, realizzò la prima mostra dedicata a “Due secoli di pittura russa” e successivamente le grandi esposizioni nel 1993 “Tesori dal Cremlino”, nel 1994 “Gemme e diamanti”. Ancora nel 1998 una mostra con il mondo dell’Est “Arte in Ucraina”, ma, nel frattempo, la Galleria di Antiquariato, con il coinvolgimento anche del figlio Carlo, continuava la sua ricerca di oggetti rari e di qualità e promuoveva l’organizzazione di altre mostre attente al patrimonio artistico piemontese. Nella sede del Castello venivano così realizzate quattro mostre dedicate alla valorizzazione dei pittori del Settecento in Piemonte: la prima nel 2007 dedicata al paesaggista Vittorio Amedeo Cignaroli, la seconda (come le successive in preparazione) ai Realisti Piemontesi, una su Francesco Guala e infine, l’ultima, sui pittori di corte in Piemonte (Beaumont, Crosato, Van Loo).

Accanto ai successi personali però Datrino purtroppo non poté riscontrare, né misurarsi, in quei decenni, con una intelligente e lungimirante risposta da parte degli amministratori regionali e nazionali che sostenessero le diverse idee che l’esperienza e l’acume personale gli facevano balenare. Non era schierato e non si sarebbe prestato a strumentalizzazioni dettate dagli interessi particolari. Intendeva mantenere la legittima autonomia del privato che intelligentemente però, oltre a favorire i propri interessi, favorisce anche quelli della comunità. In quegli anni non trovò ascolto presso i nostri “illuminati” politici. Uno dei tanti esempi della miopia di chi ci ha governato decretando l’estinzione di ogni forma di vita. L’arte, invece, è linfa vitale pronta a riprendere il suo corso.

Il nostra Paese, oppresso dalla denatalità, potrebbe trovare nell’arte l’ambito in cui far rifiorire l’economia delle botteghe, delle piccole imprese, dei musei adeguatamente valorizzati.

A Torre gli amici del PdF hanno passeggiato per le vie del piccolo borgo scoprendo come potrebbe diventare un polo turistico di eccezionale valore. Nella galleria d’arte, traboccante di opere di eccezionale bellezza e valore, ha ammirato varie immagini di maternità: in particolare una scultura marmorea, la Madonna del Latte di Alceo Dossena (1878-1937), che potrebbe esprimere l’impegno del PdF.

A Torre, anche se la natura si appresta giustamente ad entrare in letargo, si respira già aria di primavera. Il PdF potrà farsi promotore di questa rinascita per il nostro Piemonte, prossimo alle elezioni regionali e per l’Europa che Datrino ben conosce.

Cristina Zaccanti

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